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Campi elettromagnetici: effetti diretti ed indiretti sull’uomo

  • Data: Gennaio 24, 2017

Sicurezza e salute relativa all’esposizione ai campi elettromagnetici

Si definisce “non ionizzante” una radiazione associata ad un campo elettromagnetico la cui energia non è sufficiente a rompere i legami molecolari (ionizzare) della materia con cui interagisce. Tuttavia, anche i campi elettromagnetici interagiscono con il corpo umano. I campi elettromagnetici possono causare effetti diretti (di natura termica o non termica) o indiretti.

Campi elettromagnetici: effetti diretti

Per frequenze < 1MHz l’effetto biologico prevalente a breve termine è la stimolazione delle cellule elettricamente eccitabili (la corrente è la quantità che meglio caratterizza tale effetto).

Per frequenze > 1 MHz è il riscaldamento, direttamente legato alla potenza assorbita, la causa di effetti biologici.

Piu in dettaglio , gli effetti diretti dei campi elettromagnetici sono i seguenti:

vertigini e nausea provocati da campi magnetici statici;

effetti su organi sensoriali, nervi e muscoli provocati da campi a bassa frequenza (fino a 100 kHz);

riscaldamento di tutto il corpo o di parti del corpo causato da campi ad alta frequenza;

effetti su nervi e muscoli e riscaldamento causato da frequenze intermedie (100 kHz-10 MHz).

Campi elettromagnetici: effetti indiretti

Gli effetti indiretti dei campi elettromagnetici sono i seguenti:

interferenze con apparecchiature e altri dispositivi medici elettronici;

interferenze con apparecchiature o dispositivi medici impiantabili attivi, per esempio stimolatori cardiaci o defibrillatori;

interferenze con dispositivi medici portati sul corpo, per esempio pompe insuliniche;

interferenze con dispositivi impiantabili passivi (per esempio protesi articolari, chiodi, fili o piastre di metallo);

effetti su schegge di metallo, tatuaggi, body piercing e body art;

rischio propulsivo di oggetti ferromagnetici non fissi in un campo magnetico statico;

innesco involontario di detonatori;

innesco di incendi o esplosioni a causa di materiali infiammabili o esplosivi;

scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto quando una persona tocca un oggetto conduttore in un campo elettromagnetico e uno dei due non collegato a terra.

Campi elettromagnetici: la direttiva UE

Come anticipato, l’esposizione ai campi elettromagnetici può produrre effetti diversi a seconda della frequenza dei campi. Per questa ragione la direttiva UE: 2013/35/UE prevede valori limite di esposizione (VLE). Per le frequenze comprese tra 1 Hz e 6 GHz, i VLE sono definiti in termini di grandezze presenti nel corpo che non possono essere misurate o calcolate facilmente.

La direttiva UE definisce anche livelli di azione (LA) fissati in termini di grandezze di campo esterne, rilevabili con relativa facilità tramite misurazioni o calcoli. Questi LA sono ottenuti dai VLE usando tecniche di modellizzazione informatica e ipotizzando le interazioni più pessimistiche, pertanto la conformità ai LA pertinenti garantisce sempre la conformità al VLE corrispondente. Tuttavia è possibile mantenere la conformità al VLE pur avendo superato un LA. La direttiva stabilisce che il datore di lavoro effettui la valutazione del rischio derivante dalla presenza di campi elettromagnetici (come descritto in: Campi elettromagnetici: salute e sicurezza dei lavoratori)

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